Partendo dall’assunto che il terzo settore non è solo impegno sociale organizzato, ma è anche un motore importante dell’economia del paese, quella ispirata da finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale condivise è necessario considerare come gli ETS si caratterizzano per lo svolgimento di attività di interesse generale che li rendono omologhi per finalità all’ente pubblico. Per questo motivo sono previste forme di relazione tra i due soggetti che non presuppongano, come nel caso dei soggetti di mercato, interessi diversi e contrapposti, ma un partenariato per perseguire insieme una finalità condivisa.
E’ necessario perciò esaminare alcune peculiarità che vanno considerate nei rapporti tra ETS e PA allo scopo di mantenere gli aspetti distintivi e caratterizzanti l’offerta che ne deriva.
La riforma di Terzo Settore, con il suo importante corpus normativo, ed in particolare il Codice di TS, ci consegna un’innovazione e un cambio di paradigma importante nei rapporti tra Pubblica Amministrazione e Terzo settore. Le nostre comunità hanno beneficiato di proficue partnership nei servizi di welfare, di aumentati riconoscimenti di diritti individuali ed anche di libertà sociali delle persone, oltre che di importanti esperienze di cittadinanza attiva volte alla cura dell’interesse generale e dei beni comuni .
Da qui è opportuno partire, dalla nostra storia di territorio solidale e responsabile, per cogliere appieno le sfide che la co-programmazione e la co-progettazione propongono, tanto al Terzo Settore quanto alla Pubblica Amministrazione.
La riforma del Terzo Settore richiede in primo luogo un diverso approccio culturale circa il rapporto tra Pubblica Amministrazione ed Enti del Terzo Settore, ad iniziare dalla programmazione partecipata, che implica un passaggio dalla “consultazione” alla responsabilità condivisa dei differenti attori convolti che hanno il compito, da una parte, di continuare il percorso da cui le diverse esperienze si sono avviate e, dall’altra, di riconoscere le diversità e trasformarle in attività di eccellenza ed efficacia per le politiche di interesse generale.
Dalla mia esperienza ritengo pertanto importante porre l’attenzione a:
Eventuali processi di formalizzazione di servizi “finora informali” considerando il rischio di perdere spontaneità nelle proprie peculiarità: molte associazioni riescono a dare risposte e intercettare bisogni laddove la PA non arriva
Richiesta di rispondere a standard qualitativi: complesso per organizzazioni ETS di piccola entità, è necessario integrare gli assunti linguistici e di significato, in particolare nel settore socio sanitario
Competenze: necessario integrare figure professionali specifiche, da rivedere alcuni percorsi formativi. Nella programmazione formativa universitaria aumentare la formazione di alcune figure (ad es. educatori professionali ) e ripensare una formazione comune per alcune figure (educatori, infermieri assistenti sociali etc)
Il volontariato ha difficoltà nel garantire continuità
E’ necessario integrare nei tavoli programmatici anche ETS di piccole dimensioni per non perdere ricchezza, valore, differenziazione
Competenze di progettazione per affrontare la sfida dei progetti finanziati da bandi regionali ma soprattutto europei in sinergia con la PA
di Maja Tenze